Calcio in strada sicuro: il progetto per Alessandria

Calcio in strada sicuro: il progetto per Alessandria
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Pensare il calcio. Anzi, pensare a come giocare a calcio. E dove giocare. Parte da questa considerazione la proposta di Paola Ferrari, coordinatrice alessandrina di DemoS-Democrazia Solidale, di creare nella città di Alessandria zone nelle quali poter praticare il calcio di strada e di piazza, come una volta.

“È un discorso non necessario, ma forse essenziale. Una città come campo da gioco dove il calcio torna in strada. Dove il Bar Sport diventa il talk televisivo. Dove il campetto da calcio diventa la piazza, microcosmo di una comunità di persone. Dove il contatto fisico, fosse anche un fallo, rende il nostro uso smodato dei social un commento a margine e non il centro della nostra esistenza. Ed è per questo che pensiamo ad una città aperta, per costruire e disegnare una città a misura del diritto al gioco. Soprattutto dei bambini. Da sempre per far felice un bambino basta un pallone!” spiega.

Aggiunge: “In un momento storico in cui la politica, la vita sociale, le persone vivono nell’odio, nel risentimento e nel rancore, in cui il grigio domina i nostri sentimenti, il calcio diventa il nostro spazio libero, il nostro romanzo popolare. Dove tutti possono avere un ruolo da protagonisti. Fuori dallo stadio, fuori dalla classifica o dagli scandali dell’ultima giornata. E se la politica, la cultura, la società sono diventate il luogo dello scontro, il calcio deve essere un modo per tornare a ritrovare il senso dello stare insieme. Per ricostruire le città su basi diverse e condivise”.

Paola Ferrari pensa a vie, piazze e giardini in cui si possa ritornare a giocare, in totale sicurezza dai pericoli del traffico.

“I tempi sono sicuramente cambiati, gli oratori diventano sempre più rari, ma non ci si può far sopraffare solo dalle politiche dei divieti – sottolinea -. Il calcio è immaginario e imponderabile. Insieme ai mille racconti di grandi narratori come gli amici Darwin Pastorin e Marco Ciriello, oppure Gianni Mura, Osvaldo Soriano ed Eduardo Galeano, tanto per fare qualche nome, vorremmo scrivere anche noi una fitta trama di storie con protagonisti soprattutto i bambini. Ma non solo. Con loro vorremmo iniziare a costruire una mappa della città, un Google Maps non per attività commerciali, ma per campetti e spazi. Lo spazio in cui si gioca a pallone è uno spazio immaginario i cui limiti e le cui dimensioni cambiano di volta in volta. Dimensioni variabili a seconda del fatto che si giochi in camera tra letto e armadio, che si giochi per strada tra auto e buche o in un parco in mezzo ad alberi o addirittura al Moccagatta, il nostro tempio del calcio. Dimensioni variabili a seconda dell’ estensione della propria immaginazione e del proprio sogno. Chi nella sua vita di calciatore non è stato Baggio o non ha giocato per il Barcellona come compagno di Cruijff o di Messi? Il campo da calcio è ovunque ci sia una palla. Non ha limiti se non la nostra immaginazione. Le porte sono due giacche messe a terra, la linea laterale si allunga a dismisura a seconda del nostro fiato, le buche sono solo un avversario in più. ‘Macchina!’ è l’urlo di pericolo maggiormente sentito durante la partita. Pericolo per i giocatori, ma soprattutto per il pallone. La durata della partita è quella del sole e del suo tramonto. Le squadre e le divise dei compagni e degli avversari sono tutte uguali. Cioè sono tutte diverse. Sembrano le divise della squadra Arlecchino. Il campo da calcio immaginario è spesso un universo che contiene storie. È luogo di incontro, spazio aperto per le persone, uomini e donne, come lo è una piazza. Per molti è la stazione di un viaggio più lungo, come se fosse un pezzo di strada”.

“Riportare il pallone in strada non è solo riscoprire l’uso di spazi urbani. Non è solo il ritorno a un calcio che mai come oggi ha necessità di riconoscere il grado zero e di liberarsi da tutte le sovrastrutture che lo hanno reso solo business. È anche il riscoprire il proprio diritto a essere bambino, il piacere di avere uno stile di vita sostenibile e felice – conclude Paola Ferrari -. Pensare di integrare architettura, verde, vita sociale, sostenibilità, bellezza e funzionalità creando spazi dedicati deve essere la sfida di Alessandria, città degli storici campioni del calcio, dove anche Giovanni Ferrari e Gianni Rivera hanno incominciato a tirare i primi calci per strada e nei cortili. Tornare a giocare per strada e tornare a incontrarci per raccontare storie è offrire (e regalare) spazi di sogno, di gioco, di condivisione. È creare una nuova mappa concettuale, emozionale e sentimentale della città. Ed è anche un piccolo contributo per far crescere dei cittadini migliori. E dei calciatori migliori. Nel campo da gioco più bello: la città di Alessandria”.

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