l'annuncio

Gruppo Aziende Orafe Valenzane: "Esentati i gioielli finiti dalle sanzioni sui diamanti russi"

Crivelli: "Importante per il distretto orafo valenzano che è il maggiore utilizzatore a livello nazionale di pietre preziose importate”

Gruppo Aziende Orafe Valenzane: "Esentati i gioielli finiti dalle sanzioni sui diamanti russi"
Pubblicato:
Aggiornato:

Il Gruppo Aziende Orafe Valenzane di Confindustria Alessandria ha annunciato che i gioielli finiti sono esenti dalle sanzioni europee sui diamanti russi.

La soddisfazione del Gruppo Aziende Orafe Valenzane

Soddisfazione da parte del Gruppo Aziende Orafe Valenzane per l'esenzione dei gioielli finiti dalle sanzioni europee sui diamanti russi.
“Siamo orgogliosi di condividere questo importante risultato ottenuto attraverso il tempestivo ed efficace intervento di Confindustria Federorafi presso il Governo italiano. - ha sottolineato Alessia Crivelli, Presidente del Gruppo Aziende Orafe Valenzane di Confindustria Alessandria - Questa è una tematica di assoluto rilievo e strategica per la competitività delle nostre imprese gioielliere, e molto sentita per il distretto orafo valenzano che è il maggiore utilizzatore a livello nazionale di pietre preziose importate”.

Il XIV pacchetto sanzionatorio nei confronti della Federazione russa che è stato approvato il 24 giugno scorso dall’Unione Europea contiene rilevanti novità per gli operatori della filiera dei diamanti. Già il XII pacchetto sanzionatorio di dicembre 2023 aveva introdotto diversi e condivisibili divieti sull’importazione in UE dei diamanti di provenienza diretta ed indiretta dalla Federazione Russa, ma lasciava aperte forti perplessità formali ed operative con riferimento alla tracciabilità/certificazione dei diamanti di origine non russa nonché un pericoloso “baco” riguardante i divieti per i diamanti montati.

“Fermo restando l’assoluta convergenza della filiera del gioiello Made in Italy sui dispositivi sanzionatori per i diamanti grezzi o lavorati – spiega Claudia Piaserico, Presidente di Confidustria Federorafi – forti perplessità e preoccupazioni erano da subito emerse per il divieto imposto anche per quelli montati sui gioielli. Quest’ultimo divieto, che sarebbe entrato in vigore tra poco più di un mese (settembre 2024), si presentava in realtà come inapplicabile. In ragione di ciò, attraverso la puntuale azione svolta tempestivamente dalla nostra rappresentanza nazionale presieduta dalla Vice Presidente con delega alla Sostenibilità Maria Cristina Squarcialupi che con l’assistenza del suo board e la Sezione Aziende Orafe Valenzane di Confindustria Alessandria è intervenuta presso il Ministero degli Affari Esteri riuscendo a far comprendere le ragioni delle nostre critiche e a portare la posizione in ambito europeo. Nel Consiglio Europeo di giugno il Governo italiano ha sostenuto la posizione delle nostre associazioni e, unitamente ai colleghi francesi, è riuscito a far convergere anche gli altri 25 Paesi membri sull’opportunità di esentare i gioielli finiti dalla messa al bando”.

Infatti ad oggi non esistono ancora sistemi di certificazione e di tracciabilità affidabili in grado di stabilire la provenienza certa dei diamanti, questione resa ancor più complessa dall’applicabilità delle norme a diamanti montati su gioielli, soprattutto per quelli di “seconda mano” o di rientro in Italia/UE da distributori o dettaglianti Extra-UE, inficiando la circolarità dei flussi commerciali – questione centrale anche alla luce dell’assenza di pari disposizioni da parte di altri Paesi G7. Non ci sono stime ufficiali ma il valore di queste transazioni è rilevantissimo e il divieto avrebbe creato un danno ingente alle imprese manifatturiere italiane/europee e, inevitabilmente, alimentato il canale illegale.

“La decisione presa dal Consiglio UE non indebolisce la portata delle sanzioni ma le rende più applicabili e, allo stesso tempo, tutela il mercato del prezioso e gli interessi legittimi del settore – sottolinea Claudia Piaserico – Il mantenimento del divieto avrebbe creato un ulteriore gap non solo con i nostri principali Paesi competitor che non hanno aderito alle sanzioni contro la Russia come la Cina e l’India, solo per citare i più importanti, ma addirittura tra tutti gli altri Paesi del G7, ovvero il Canada, il Giappone, la Gran Bretagna e gli USA che, pur avendo sottoscritto i regimi sanzionatori, non hanno previsto il divieto per i gioielli finiti.
Un risultato non scontato e di grande valore per gli operatori del prezioso in Italia che è stato completato anche dallo slittamento a marzo 2025 dell’effettiva entrata in vigore dei divieti per permettere alle migliaia di operatori europei (italiani compresi) di attrezzarsi per implementare sistemi di certificazione sull’origine dei diamanti grezzi, lavorati e montati (con carature uguali o superiori a 0.5 carati) presenti nei loro stock. Ora l’attenzione si sposta sulla messa a punto delle procedure europee per la certificazione dell’origine dei diamanti e sulla creazione e l’implementazione di un sistema di tracciabilità, anche con le tecnologie “blockchain”, valido, diffuso ed economicamente sostenibile”.

Il settore del gioiello Made in Italy nel 2023 ha stabilito il record in termini di fatturato, sfiorando i 12 miliardi di euro, e di quota export con 10,9 miliardi di euro (91,4% sul totale). Le imprese attive sono 7.000 con oltre 33 mila addetti alla produzione (+2,9% sul 2022). Nei primi mesi del 2024 l’export continua a mantenersi in territorio ampiamente positivo rispetto al 2023 (fonte: Centro Studi Confindustria Federorafi).

Seguici sui nostri canali