Solvay: è l’ora del verdetto in Cassazione
Ultimo atto del lungo, complesso processo per il caso “cromo 6” da concentrazione di cromo esavalente nelle falde che scorrono a Spinetta Marengo, in corrispondenza del polo chimico.
In Cassazione a Roma si sta discutendo il ricorso della Procura Generale contro la concessione delle attenuanti generiche e la riduzione delle pene inflitte dalla corte d’Assise di Alessandria a tre dirigenti, condannati in secondo grado a un anno e otto mesi ciascuno e in primo grado a due anni e mezzo.
Erano imputati di avvelenamento doloso, ma in appello sono stati riconosciuti colpevoli di disastro colposo e hanno ottenuto condizionale e non menzione.
Si discute pure il ricorso dei difensori che chiedono l’assoluzione. Gli imputati in origine erano otto, assolti in 4, uno prescritto. La Cassazione si pronuncia su Giorgio a Carimati della Solvay, Giorgio Cauti, dell’Ausimont e Solvay, Luigi Guarraccino, responsabile dello stabilimento Solvay.
Per i giudici di appello, i dirigenti condannati, avevano agito per conto dell’azienda nel ruolo tecnico che rivestivano. La vicenda era divampata a maggio 2008, quando nelle falde acquifere sottostanti lo stabilimento di Spinetta Marengo, prima Ausimont e poi Solvay, fu trovata una quantità di cromo esavalente ben oltre i parametri e un miscuglio di una ventina di altri veleni.
La Procura di Alessandria, chiusa una lunga e complessa indagine, incriminò otto dirigenti che si sono succeduti nel tempo. Furono condannati in tre non per avvelenamento doloso, ma per disastro ambientale.