Dispositivi medici, svolta Ue: procedure per le certificazioni meno lunghe e meno costose
Approvata risoluzione del gruppo PPE. L'obiettivo è scongiurare la carenza di farmaci. Per l'Italia accelerata per pomate, sciroppi e colliri grazie a Letizia Moratti
Tempi più brevi e procedure meno costose per certificare secondo i parametri dell’Ue i dispositivi medici.
Va in questa direzione la risoluzione promossa dal gruppo PPE e approvata in assemblea plenaria dal Parlamento Europeo.
L'attuale sistema normativo per i dispositivi medici in Europa non è infatti in grado di garantire la disponibilità tempestiva di tecnologie mediche che molto spesso possono risultare essenziali per i pazienti.
Una situazione che di fatto porta a inefficienze che si ripercuotono soprattutto sulle strutture sanitarie.
Dispositivi medici, l'UE cambia registro su tempi e costi
Ecco allora che dall’Europa arriva ora un segnale di cambiamento nel nome della semplificazione delle procedure e, particolare non da poco, della riduzione dei costi sostenuti dalle aziende del settore.
E infatti l’esito del voto arrivato dall’assemblea plenaria di mercoledì ha lasciato soddisfatta l’europarlamentare di Forza Italia-PPE, Letizia Moratti:
“La risoluzione permetterà così di superare alcune criticità sanitarie del settore. La legge attualmente in vigore non garantisce efficienza e flessibilità necessarie per fornire prodotti sicuri e innovativi per le strutture sanitarie a causa di un processo decisionale complesso, dai tempi incerti e delle lunghe procedure di valutazione di conformità. Ecco perché abbiamo presentato una proposta che ha come obiettivo la semplificazione e l’efficienza”.
Il grido d'allarme per bambini e neonati
Del resto, la scorsa estate su queste criticità era arrivato il grido di allarme da parte dell’Accademia europea di pediatria.
Da qui la risoluzione voluta dal Partito popolare europeo e infatti Moratti osserva:
“Sappiamo di situazioni dove sta diventando sempre più difficile curare e salvare neonati o bambini dal momento che, per le procedure lunghe e costose, a molte aziende risulterebbe impossibile rifornire gli ospedali dei dispositivi necessari”.
Italia, svolta UE per pomate, colliri e sciroppi
Ma non solo. L’europarlamentare azzurra si è anche “spesa” affinché nella risoluzione fosse presa in considerazione una priorità invece esclusivamente italiana: quella relativa a tali criticità di costi e burocrazia che interessano pomate, sciroppi e colliri:
“Una priorità per il nostro Paese riguarda proprio l’attenzione ai dispositivi medici a base di sostanze che non contengono principi medici attivi. che si distinguono dai medicinali perché operano a livello fisico/meccanico e non farmacologico. In molti casi, tra l’altro, si tratta di vere eccellenze fondamentali per stimolare l'innovazione terapeutica e tutelare la salute dei pazienti”.
I numeri del settore
La risoluzione approvata a Strasburgo ha un'importanza di rilievo anche per i “numeri” del settore.
Il settore dei dispositivi medici conta infatti oltre 35 mila aziende in Europa e oltre 4.640 aziende in Italia, con una forte prevalenza di PMI (quasi il 94% del totale).
Il mercato a livello nazionale vale 12.4 miliardi di euro che arrivano a 18.3 miliardi se si considera anche l’export, generando occupazione per oltre 117.500 persone.
Il settore dei dispositivi medici a base di sostanze rappresenta un’eccellenza italiana in Europa, con il 15% del fatturato, il 14 % dei dipendenti sul totale dell’industria dei dispositivi medici, distribuiti per il 62,5% al nord ed il 37,5 % al sud.