La Spezia: 7 denunce per reati commessi online
LA SPEZIA - Settimana di intensa attività investigativa per gli agenti della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni della Spezia, a seguito delle indagini sviluppate su diverse querele sporte da cittadini della provincia, nelle scorse settimane, quando il lockdown ha fatto registrare la crescita degli illeciti digitali.
Due soggetti italiani, un trentunenne di Messina e una trentaduenne di Montignoso (Ms), sono risultati responsabili della pubblicazione e contestuale vendita di oggetti, una borsa di marca del valore di 500 euro ed una canna da pesca a 80 euro, su noti portali di e-commerce, ricevendo le somme pattuite senza mai inviare la merce, pertanto sono stati deferiti per il reato di truffa on-line.
Altri quattro, di cui due italiani ventitreenni e due rumeni venticinquenni, tutti residenti in una località della provincia di Roma, a seguito di complesse indagini, sono stati deferiti per favoreggiamento personale, per aver ricevuto ed effettuato bonifici a vario titolo, non fornendo informazioni certe circa la provenienza del denaro risultato provento di attività illecite, truffando un utente con la vendita di un trattore agricolo per 15.000 euro.
Un quindicenne spezzino veniva invece segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Genova per l’accesso abusivo ad un account Instagram di un coetaneo e per avere simulato il reato di cyberbullismo (istigazione al suicidio, minacce aggravate, molestie e diffamazione) da parte di ignoti a suo carico.
Infine personale della Sezione deferiva un ventiduenne resosi responsabile del reato di revenge porn in quanto, a seguito dell’interruzione di un rapporto sentimentale con una coetanea diffondeva, in pieno lockdown dovuto all’emergenza epidemiologica, a mezzo messaggistica istantanea filmati che li riprendevano in atteggiamenti intimi, peraltro registrati senza il consenso della contro parte ed a sua completa insaputa. Su autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria spezzina a seguito di tale attività di indagine veniva disposta la perquisizione a carico del predetto con contestuale sequestro di ingente materiale informatico riconducibile alla vittima. Il reato contestato prevede una pena che va da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro.
La Polizia Postale coglie l’occasione per sottolineare ancora una volta l’alto valore del passo, non sempre facile e spesso coraggioso, compiuto da chi denuncia reati particolarmente insidiosi, quali quelli che vanno ad incidere sulla sfera personale, o perché in danno di minori o per i contenuti altamente sensibili. Grazie a quei primi atti di denuncia la Polizia riesce a perseguire e deferire all’Autorità giudiziaria persone senza scrupoli che pensano di operare tranquillamente nell’ombra della tastiera, mentre in realtà consumano reati che sono perseguiti con pene severe. Per questo motivo, la Polizia Postale e delle Comunicazioni mette a disposizione personale altamente qualificato, oltre che nella materia tecnica di competenza, nell’approccio alle vittime di detti reati.