Delitto Ceste: pool di investigatori richiede accesso a reperti

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COSTIGLIOLE D'ASTI - Il biologo forense Eugenio D’Orio, che per conto del pool di investigatori ingaggiati dalla famiglia di Michele Buoninconti, sta indagando sulla morte di Elena Ceste, ha chiesto alla Procura di Asti di poter acquisire alcuni reperti, per poter scoprire se contengono tracce biologiche che possano dare un nuovo corso a tutta la dinamica dei fatti.

Sarà la richiesta di repertare gli abiti che gli inquirenti trovarono nel cortile dell’abitazione dei Boninconti, la mattina della scomparsa di Elena Ceste, il primo elemento che il biologo forense Eugenio d’Orio è intenzionato ad analizzare per cercare di far luce sui vuoti d’indagine di cui è convinto il pool di investigatori privati ingaggiati dalla famiglia Boninconti, intenzionati a dimostrare che Michele, non ha ucciso né la moglie e neppure ne ha occultato il cadavere.

Il genetista di Napoli, docente all’Università Federico II, ha depositato in procura ad Asti la richiesta per poter accedere a quei reperti, sui quali non furono mai cercate tracce genetiche.

Gli abiti della giovane mamma di Costigliole, la mattina del 24 gennaio del 2014, furono ritrovati sparsi in cortile: si trattava di un paio di pantaloni, di due calzini, slip, un maglione e altri capi personali e intimi, che in prima battuta, avevano fatto pensare agli inquirenti che Elena Ceste, presa da un raptus di follia, si fosse completamente denudata, nonostante il freddo di quella mattina in pieno inverno, per far poi perdere nuda le proprie tracce.

Secondo il biologo, la scientifica repertò solamente i pantaloni e poi il terriccio che aveva sporcato quegli indumenti, per paragonarlo alla superficie della zona dove venne successivamente rinvenuto il cadavere della donna, adagiato nei pressi del rio Mersa, a poche centinaia di metri in linea d’aria dall’abitazione della coppia.

La pista della "Falco Investigazioni" di Davide Cannella, che sta analizzando l’omicidio, vuole dimostrare che su quei reperti potrebbero esserci tracce di Dna dell’ultima persona che Elena aveva incontrato. Ma non solo: D’Orio ha anche richiesto alla Procura di poter acquisire altri campioni che all’epoca dei fatti furono repertati, ma mai analizzati all’interno delle due auto usate dalla famiglia. Anche in questo caso, il pool vuole risalire a eventuali tracce biologiche che possano scagionare il proprio cliente, che in carcere sta scontando una condanna definitiva a 30 anni.

L’accusa stabilì infine che Boninconti dopo avere ucciso la moglie all’interno della loro villetta, caricò il corpo della vittima sull’auto per abbandonarla poi sul luogo dove venne rinvenuto  nove mesi più tardi. Ma all’interno del bagagliaio e dell’abitacolo, gli inquirenti non trovarono tracce della donna e anche questo, potrebbe essere un altro tassello importante nella nuova ricostruzione di ciò che avvenne quella fredda mattina di gennaio.

E se tutto andrà come gli investigatori sperano, allora potrà essere richiesta la revisione del processo, che in quel caso, ridarebbe nuovamente voce a un uomo che dal giorno del suo arresto, ha sempre urlato la sua innocenza.

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