Agricoltura: un 2021 in salita tra gelo e cimice asiatica

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È un inizio in salita, il 2021, per le aziende agricole che coltivano frutta e ortaggi. Dopo un inverno relativamente mite ed un febbraio che in Piemonte ha fatto registrare una temperatura media più alta di 2,6 gradi rispetto alla serie storica, il gelo degli ultimi giorni ha infatti “bruciato” i fiori, compromettendo un po' in tutta Italia la produzione di ciliegi, albicocchi, peschi e mandorli già fioriti.

Le associazioni di categoria parlano di un anno di lavoro perduto, ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra. E se, forse, è ancora presto per stilare un report sulla conta dei danni, per Confagricoltura “si ripete lo stesso copione di inizio 2020, con gelate e brinate notturne e temperature scese sotto i meno 5-6 gradi che, in alcune zone hanno rovinato il raccolto anche fino al 100%”.

La tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente stanno mettendo a dura prova le produzioni agricole piemontesi che, negli ultimi anni, si sono trovate a combattere anche contro uno dei parassiti più temuti: la cimice asiatica, nota per essere una “buona forchetta” e mangiare di tutto.

Una volta arrivata nelle colture, modifica la bocca per pungere ed attraversare la superficie della pianta: rappresenta un pericolo non solo – nello specifico - per i noccioleti, ma per quasi tutte le colture ortofrutticole.

Su oltre 13.000 aziende è pari a 180 milioni di euro l’ammontare dei danni causati dalla cimice asiatica alle produzioni agricole del Piemonte, che, l'anno scorso aveva chiesto al ministero delle Politiche agricole il riconoscimento dell'eccezionalità dell'evento e aveva dato vita a un progetto di lotta triennale con 100 siti di monitoraggio di quest’insetto, 20 dei quali in provincia di Alessandria.

Attenuatasi la sua presenza nel corso dell’anno appena passato, è presto per dire se sia stato proficuo l’utilizzo, la scorsa estate, di un altro insetto – la vespa samurai –, antagonista alla cimice asiatica e che si nutre delle sue larve. Prosegue nel frattempo il monitoraggio della cimice che invade e devasta le coltivazioni, lasciando il segno tanto come dopo una grandinata.

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