Curare il Covid a casa: casus belli tra medici di famiglia e ministro Speranza
Tachipirina e vigile attesa: è questo il casus belli tra i medici di famiglia ed il ministro della Salute Roberto Speranza che, insieme all’Agenzia italiana del farmaco, aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza con la quale il Tar del Lazio, il 4 marzo scorso, aveva stabilito che i medici nel trattamento dei pazienti positivi al coronavirus potessero “prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza”.
In un primo momento, in sostanza, il Tribunale amministrativo regionale aveva stabilito che la vigile attesa e la tachipirina - cura suggerita dai protocolli Aifa -, andavano riviste. Poche ore fa, invece - con il Consiglio di Stato che ha bocciato la sospensiva del Tar - lo schiaffo a quei protocolli messi in atto dai medici di medicina generale durante la seconda fase della pandemia e fino ad oggi che, proprio in virtù del fatto che è stato acclarato come cure tempestive siano essenziali per evitare il ricovero, si discostavano di fatto dalle linee guida ministeriali. E’ il caso, per esempio, della clorochina che prima non compariva nei veto, mentre ora – nelle ultime disposizioni del ministero e di Aifa – viene citata, insieme all’eparina, come farmaco da non usare nelle cure a casa contro il Covid, così come viene vietato di somministrare l’uso di antibiotici in modo preventivo contro il virus.
"Eppure – come ha spiegato Antonello Santoro, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Alessandria – quando, a suo tempo, nel distretto Acqui-Ovada, è partita l’esperienza del Covid a Casa, poi acquisita come protocollo dalla Regione Piemonte, nei casi in cui è stata usata la clorochina i risultati sono stati positivi e, non solo, il tasso di ospedalizzazione era minore che in altre zone. Il fatto è – prosegue Santoro – che purtroppo ad oggi non ci sono ancora lavori scientifici che provino la validità di questa esperienza provata sul campo, in modo empirico ma – appunto – efficace”.
Le nuove disposizioni governative sostituiscono quelle dello scorso 20 dicembre e sono ancor più restrittive di quelle precedenti, lasciando sì al medico di medicina generale la liceità di usare altri farmaci secondo scienza e coscienza, ma ribadendo un iter ben preciso – quello appunto della vigile attesa in casa accompagnata da paracetamolo – nel caso dei primi sintomi da Covid. Ora si dovrà attendere il giudizio nel merito del Tar previsto per il 20 luglio.