Allarme vaccini: meno dosi a luglio?
Secondo i dati della bozza di monitoraggio Covid Istituto Superiore della Sanità-Ministero Salute, tutt’Italia è “a rischio basso” e nessuna supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica.
In Piemonte e Liguria, poi, dove è operativo da ieri l’accordo sulla reciprocità vaccinale per chi deve fare il richiamo, si è registrato un boom di prenotazioni, con 300 piemontesi che hanno richiesto di ricevere la seconda inoculazione anti Covid in Liguria.
La formula, apripista in Italia, è stata studiata per agevolare, sostenere e non rallentare la campagna vaccinale. C’è però la variante Delta, che comincia a insidiare anche il Belpaese e che bisogna contrastare proprio con vaccinazioni a tappeto e c’è un altro ma: la voce, nell’aria già da qualche giorno, su una temuta riduzione dei vaccini per il mese di luglio trova conferma oggi nel botta e risposta tra le Regioni e il Commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo.
Da un lato il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga espone il timore sulla riduzioni delle dosi di oltre il 30%, dall’altro il generale Figliuolo minimizza e assicura che il deficit nei rifornimenti sarà pari al 5%. Intanto, mentre si aspetta un confronto vis-a-vis tra i governatori delle regioni e lo stesso generale, si ragiona sui numeri di fiale che si hanno a disposizione e sul fatto che – dicono molte regioni – “non si possa usare AstraZeneca e Johnson&Johnson per gli under 60”. La media nazionale che dovrebbe essere mantenuta anche a luglio è di 500.000 somministrazioni giornaliere.
Il fatto è che, analizzando le disponibilità delle singole regioni, emergono tagli secchi che, per ipotesi ma neanche troppo, rischia di far arenare anche l’operazione “vaccini in vacanza”, avviata da Liguria e Piemonte, ma prossima a essere rilanciata da metà delle regioni, tra le quali Lombardia, Sicilia e Sardegna. I dubbi affiorano e anche chi ha già fatto la prima dose e sta aspettando di essere convocato per la seconda, teme di non trovare ciò che gli spetta. Il salvataggio potrebbe arrivare da un’anticipazione delle fiale di settembre, ma la questione si gioca tutta ai vertici alti e il premier italiano Mario Draghi sta spingendo insieme alla collega tedesca Angela Merkel proprio per accelerare su questo punto.