A Casale Monferrato una tavola rotonda sullo sviluppo del territorio dopo l'amianto
CASALE MONFERRATO - Guardare al futuro cancellando l’impronta lasciata dall’amianto. Si lavora in quest’ottica a Casale Monferrato, città che dagli anni ’80 lotta contro la fibra killer e che in questi giorni vive, nuovamente – col processo Eternit Bis a carico di SthepanSchmidheiny - quell’attesa di giustizia negata dal primo procedimento, che vedeva sempre imputato il magnate svizzero e si era concluso con la prescrizione.
Certo è che, se dal 2005, sono stati avviati continui interventi di bonifica su tutto il territorio di Casale e nei comuni rientranti nel sito di interesse nazionale, è altrettanto vero che occorre giocare una partita comunitaria per rilanciare a 360 gradi un’area martoriata dalla fibra killer e dalle migliaia di morti per mesotelioma. Il delicato argomento è stato affrontato durante un convegno organizzato dall’Amministrazione comunale di Casale e dall’Associazione dei Comuni del Monferrato per far decollare una zona geografica ed un suolo che si avvia ad essere “amianto-free”.
“Il fatto è – come è stato sottolineato durante gli interventi ospitati nella sede del Collegio casalese dei geometri, che ha visto partecipare anche Giovanni Asaro, direttore generale dell’Inail Piemonte – che occorrono più controlli negli ambienti di lavoro dove si effettuano le bonifiche per evitare incidenti e malattie. Se non si rispettano le prescrizioni e le regole, il percorso di lavoro verso la valorizzazione di paesi, paesaggi ed ambienti è destinato ad andare a rilento. Ognuno deve, insomma, fare la sua parte e, ad essere chiamati in causa – per costruire insieme un futuro più salubre – sono tutti quei cittadini che ritardano la bonifica dei loro immobili e non utilizzano i fondi a disposizione".
Angelo Robotto, direttore generale dell’Arpa Piemonte, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha ribadito come si sia data estrema attenzione alle coperture, ma non a quanto c’era all’interno degli edifici. Gli stessi sindaci hanno ricevuto e ricevono continui pressing affinché si concluda quanto prima l’iter per arrivare ad avere un territorio completamente libero dall’amianto e sono i primi ad essere consapevoli quanto sia necessario sfruttare quei 120 milioni di euro stanziati per questo scopo: ad oggi ne è stata utilizzata poco meno della metà.