“Nelle carceri servono urgentemente mascherine e prodotti igienizzanti”
"Immediata fornitura individuale di mascherine e prodotti igienizzanti per le mani soprattutto degli agenti della polizia penitenziaria del Piemonte, che sono il collegamento giornaliero con l’esterno". È la richiesta che DemoS-Democrazia Solidale rivolge tra gli altri, all’amministrazione penitenziaria, ai prefetti di tutte le province del Piemonte e al presidente della Regione Piemonte.
L’obiettivo è “contenere il possibile contagio da coronavirus – scrivono la coordinatrice regionale Elena Apollonio, e quella provinciale Paola Ferrari -, trasmissibile in ambienti come il carcere, dove, allo stato dei fatti, non pare siano ancora state adottare tutte le precauzioni imposte dalla legge per la prevenzione. Comprendendo e in parte apprezzando i timidi sforzi fatti dall’amministrazione penitenziaria nell’approvvigionamento dei kit completi, probabilmente dovuti a difficoltà produttive aziendali Italiane e blocchi esteri, in questo momento di grande emergenza, non solo nazionale, serve ben altro per difenderci, oltre alle regole imposte e alla responsabilità soggettiva delle persone”.
Sottolineano che “una condizione di promiscuità, dovuta a spazi limitati e spesso angusti, specialmente in strutture che risalgono a molti decenni orsono, non è possibile rispettare lo standard di almeno un metro di distanza di sicurezza tra le persone, oggettivamente inapplicabile, con la diretta, ed immaginabile conseguenza di mettere in serio pericolo la propria e l’altrui incolumità”.
Tra le altre criticità, DemoS ricorda le forme di “triage” all’ingresso delle carceri, dove a misurare la temperatura sono i poliziotti penitenziari, non operatori del settore sanitario, e soprattutto la “perdurante assenza di una continua e costante sanificazione sanitaria di tutti gli ambienti penitenziari”, mentre le tensostrutture che avrebbe dovuto fornire la Protezione civile, “appaiono un miraggio”.
E ribadisce la necessità di “continui monitoraggi e controlli sanitari all’interno delle sezioni detentive, nei servizi di traduzioni che non sono differibili (per ragioni di giustizia o di salute), nei servizi di piantonamento negli ospedali, nei luoghi esterni di cura, nei reparti infermeria, nei centri clinici degli istituti penitenziari e nei Servizi delle Regioni Piemonte”.
“La vita umana è legata, al momento, ad un oggetto tanto semplice quanto raro: le mascherine – concludono Apollonio e Ferrari -. Nella malaugurata ipotesi di un contagio tra poliziotti penitenziari, si metterebbe in serio pericolo la stessa tenuta degli istituti penitenziari e la sicurezza di tutta la collettività”.