Sindacato infermieri: "Il pericolo è il sovraffollamento delle strutture sanitarie"
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO DI NURSIND PIEMONTE IN MERITO ALL'ALLARME CORONAVIRUS
"È ormai acclarato che si tratta di un virus che nell’80% dei casi si comporta come una normale influenza e che il contagio può essere pericoloso per i cosiddetti soggetti fragili, anziani, pazienti con patologie croniche e così via. A preoccupare è l’alta trasmissibilità e quindi il numero di persone che possono essere vittime del virus con il concreto rischio di un vero e proprio intasamento e l’ingovernabilità del sistema sanitario ed in particolare dei servizi dedicati all’emergenza". Così Francesco Coppolella, coordinatore regionale NurSind Piemonte, si pronuncia sulla questione di più stretta attualità, l’emergenza Coronavirus.
"Che la Regione Piemonte e le aziende sanitarie non abbiano un piano per questa eventualità lo diciamo da anni (il sistema negli anni passati è stato spesso in crisi anche per i picchi influenzali) e nonostante gli sforzi che in questi giorni si stanno facendo mancano certezze, uniformità, procedure e protocolli sicuri che dovrebbero essere già conosciuti e ben preparati. Gli infermieri e gli operatori sanitari tutti, ai quali va la nostra solidarietà, in questi giorni mettono a disposizione oltre che la loro professionalità anche il loro corpo e il rischio di contrarre il virus. A preoccuparci, inoltre, è la cronica carenza di personale in questi servizi che in questi casi si manifesta in tutta la sua dimensione e soprattutto l’assenza di un piano per poter sopperire ad un prevedibile incremento dei carichi di lavoro, tenuto anche conto di possibili contagi, malattie e messa in quarantena. L’improvvisazione non è mai una soluzione adeguata. La programmazione sì, ma questo prevedeva e prevede investimenti che non si sono voluti fare e che invece devono essere assolutamente fatti. Va bene la task force regionale attivata e anche l’impegno ai vari livelli, ma serve subito che vengano stanziate risorse per sopperire alle carenze organiche e strutturali – conclude Coppolella – altrimenti il sistema non reggerà".