Cresce la curva dei contagi, ma arrivano rassicurazioni da Piemonte e Liguria

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Ci sono un Friuli Venezia Giulia e una provincia autonoma di Bolzano che, a causa dei dati dell’andamento dell’epidemia Covid, da lunedì prossimo potrebbero uscire dalla zona bianca e passare in gialla: il che significa tornare a indossare le mascherine all’aperto con limite di 4 commensali ai tavoli di bar e ristoranti, stop alle discoteche e altre restrizioni.

E ci sono una Liguria ed un Piemonte dove continua a crescere il numero degli ospedalizzati, pur tra le rassicurazioni di un presidente Giovanni Toti che ha ribadito che la situazione è sotto controllo e del suo collega dal Piemonte, Alberto Cirio, che ha sottolineato come – nel caso di nuove limitazioni contro il Covid 19 – non debbano essere i vaccinati a farne le spese.

“Il Piemonte è infatti la prima regione d'Italia per numero di terze dosi già inoculate ai propri cittadini, segno di rispetto delle regole e di grande senso di responsabilità”. Il fatto è, però, che mentre da oggi il personale sanitario piemontese che opera in presenza nelle strutture pubbliche e private potrà fare la terza dose del vaccino anche nelle farmacie che hanno aderito alla campagna regionale, il contagio nelle scuole – tra focolai e classi in quarantena – aumenta, soprattutto alle elementari e alle medie.

C’è poi il fattore “influenza di stagione”, che ha iniziato il suo iter stagionale, colpendo molte più persone rispetto ad un anno fa, quando di questi tempi, si doveva portare la mascherina all’aperto, strumento risultato poi utile nell’abbattere i contagi. Non volendo poi, a oggi, ghettizzare i no vax – come è stato fatto, per esempio, nella vicina Austria per ragioni di tutela sanitaria -, il governo italiano si ritrova però a fare i conti su quanto incide economicamente l’emergenza Covid, con regioni che non possono farsene carico e con costi – coperti solo in parte da palazzo Chigi - che ammontano nel complesso ad oltre 8 miliardi (pari a 138 euro pro capite in Piemonte). Un contesto preoccupante, che vede un disavanzo di 2,2 miliardi (circa 130 milioni solo per il Piemonte), pur con un rinnovo dei contratti in scadenza del personale sanitario fino alla fine del 2022.

Intanto i medici continuano il loro servizio in prima linea, con carenza di personale e uno stanchezza fisica e mentale indicibili e con pronto soccorso, in alcuni ospedali, già molto in difficoltà, a causa di chi vi si riversa pur non avendone realmente bisogno. Già prima del Covid – denuncia la Simeu, la società scientifica della medicina di emergenza e urgenza – mancavano 2000 medici proprio nei pronto soccorso, ora si è saliti a 4000, circa il 30% dell'organico necessario.

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