Ex Ilva: situazione di stallo tra attesa e preoccupazione

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Non si può far altro che aspettare. Ne sono consapevoli i lavoratori dell’ex Ilva che, dopo la mobilitazione nazionale di ieri sotto il palazzo della Prefettura ad Alessandria (in quel contesto sono scesi in piazza i dipendenti dello stabilimento di Novi Ligure) hanno chiesto un segnale forte da parte del governo per una situazione drammatica che riguarda il futuro di 10.700 lavoratori, nel complesso, oltre all’indotto che fa salire la cifra a quota 20.000.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

La matassa da sciogliere è alquanto intricata e, pur avendo l’ex Ilva casa madre a Taranto, il problema non è unicamente italiano, poiché il colosso siderurgico fornisce acciaio a mezza Europa. Le ultime notizie, in una situazione di impasse totale, sono che neanche oggi verrà presentato in tribunale a Milano il ricorso cautelare urgente, con cui i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria puntano a stoppare sia il recesso di ArcelorMittal dal gruppo ex Ilva sia le conseguenze che questo addio determinerebbe. E mentre il gruppo franco-indiano tira dritto sul “disimpegno” e i legali dell'azienda depositano invece oggi a Taranto l’analisi di rischio per l’Altoforno 2 (oggetto di conflitto che necessita di ulteriori lavori di messa in sicurezza) con conseguente atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, il governo fatica a trovare una linea unitaria sulle mosse da mettere in campo. Non ha infatti sortito effetti positivi il vertice convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte a palazzo Chigi, presenti molti parlamentari M5s pugliesi. Il tema della reintroduzione dello scudo penale per convincere ArcelorMittal a rivedere la sua posizione, sta creando tensioni che non possono che nuocere al futuro dell’industria siderurgica del Paese. Oltre agli stabilimenti di Taranto e di Novi Ligure, sono interessati da questa bomba sociale anche i dipendenti di Genova Cornigliano.

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