Coronavirus: è tempo di pagelle per le regioni italiane
È tempo di pagelle anche per le regioni italiane, trovatesi a fronteggiare la pandemia Coronavirus, in mezzo ad una gestione sanitaria in emergenza, caricata ulteriormente da pregresse sforbiciate alla spesa e al personale.
E se è vero che un evento del genere ha mandato in crisi il mondo intero, è altrettanto certo che la risposta data dalle 21 regioni del Belpaese non è stata affatto omogenea, complici, naturalmente, l’incidenza del virus e il modus operandi di governo centrale e governatori locali.
Quel che è emerso, in sostanza, durante la lotta contro il Covid-19 è una fragilità diffusa del sistema sanitario: lo riferisce il 17° rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute che, attraverso invece un altro Osservatorio – quello della Cattolica di Milano – ha dato i voti alle singole regioni, giudicate in base a 5 indicatori: tasso di letalità e ospedalizzazione, numero di tamponi, contenimento dell’epidemia e vaccinati contro l’influenza.
Vince a mani basse e su tutti i fronti il Veneto (Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio Cattolica dà 9): ha dato buone prestazioni sia durante che dopo l’emergenza, premiato da una scelta di fare tamponi a tappeto e una letalità tra le più basse. Seguono poi, con un punteggio di 7,5 e 6,5, la Campania e la Puglia: qui la reattività della squadra del governatore De Luca è ha dato risultati positivi e in Puglia ci sono stati ricoveri sì, ma solo se necessari. A metà strada ci sono, con un 6, la Toscana e con un 5,5 l’Emilia Romagna, le Marche ed il Lazio.
In Toscana la percentuale dei vaccinati è sopra la media, mentre nelle altre regioni – nonostante la gran confusione sanitaria – ospedali e medici si sono salvati. In coda – e non è affatto un dulcis in fundo – Liguria e Piemonte che si prendono un’insufficienza piena (5) in mezzo ai numeri al ribasso per le vaccinazioni antinfluenzali, ai troppi ricoveri ed ad un tasso di letalità elevato (si sono toccate punte del 15 e del 12% a fine aprile). In quest’ultima regione, dove è prevista la data del 6 luglio come uscita dall’epidemia, la provincia di Alessandria (la seconda, dopo quella di Torino, più martoriata dal virus) si sta risollevando, così come il suo capoluogo.
Infine, con una votazione pari a 4, c’è la Lombardia, dove il tasso di letalità (18%) è stato il più alto d’Italia, con contagi molto più numerosi di quelli attesi e una serie di incongruenze sul territorio.