Ragazzo di Arquata Scrivia morto in comunità a 19 anni, la perizia: "Poteva essere salvato"
ARQUATA SCRIVIA - Matteo Iozzi, poteva essere salvato. Lo sostiene Franco Zuppichini, consulente medico di parte dei genitori del ragazzo di Arquata Scrivia morto a 19 anni nel 2016, mentre si trovava nella Comunità Papa Giovanni XXIII.
Il 13 luglio del 2016 Matteo moriva per un infarto ma i genitori, non hanno mai creduto a questa versione. Per questo avevano sporto denuncia alla procura di Forlì, dove nei giorni scorsi è stata depositata la perizia del dottor Zuppichini. Secondo il medico, «se fossero stati disposti anche dei semplici esami del sangue per rilevare la grave acidosi e disidratazione che Matteo lamentava già da almeno una settimana prima del suo decesso, si sarebbe salvato».
Dall’analisi delle urine eseguite dopo la morte del giovane è emersa una positività alle benzodiazepine, cioè ai sedativi, mai prescritti da nessun medico per Matteo, che seguiva invece una terapia contro l’obesità. Secondo i genitori i responsabili della comunità non lo avrebbero assistito, né gli avrebbero permesso di vedere i suoi genitori.