Torino, rider Uber Italy vincono causa in appello. Giudici: "Sono lavoratori subordinati"
TORINO - La Corte d'appello di Torino ha sostanzialmente confermato la sentenza con cui il tribunale del lavoro, in prima istanza, lo scorso 18 novembre aveva riconosciuto a dieci ciclofattorini di Uber Eats il diritto a essere considerati lavoratori subordinati.
Rispetto alla decisione precedente, secondo le prime informazioni, c'è stata una parziale correzione delle somme dovute ai ricorrenti, con l'esclusione della 14a mensilità e di una delle indennità.
Come titolare di lavoro reale, per i giudici, deve essere considerata Uber Italy. I ricorrenti erano in gran parte immigrati stranieri reclutati per lo più nei centri di accoglienza.
"Siamo soddisfatti della sentenza ma il nostro impegno continuerà". Così gli avvocati Giulia Druetta e Sergio Bonetto, legali dei rider, commentano la decisione della Corte d'appello di Torino su Uber Italy.
"Continueremo a impegnarci - spiegano - per far riconoscere ciò che sembrerebbe logico: questi lavoratori hanno diritto a un salario dignitoso e a un normale contratto di lavoro".
"Malgrado le numerose sentenze e le modifiche legislative già intervenute - aggiungono - ancora oggi la stragrande maggioranza delle imprese del settore considera i rider non come normali lavoratori ma come precari da impiegare senza tutele con contratti di fantasia come i contratti di lavoro occasionali, che nel settore sono i più diffusi".