Il riconoscimento

Violenza contro le donne: Linda Scali vince il premio Baldry

L'operatrice del centro antiviolenza me.dea premiata per un lavoro di ricerca sugli orfani speciali

Violenza contro le donne: Linda Scali vince il premio Baldry
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Un altro importante traguardo per il Centro Antiviolenza me.dea di Alessandria, dopo il riconoscimento dato dal Presidente della Repubblica alla presidente Sarah Sclauzero.

 

Premiata l'operatrice del Centro Antiviolenza me.dea

Questa volta è il lavoro di un’operatrice del Centro Antiviolenza me.dea di Alessandria ad essere stato premiato per il suo valore.
Linda Scali, 30 anni, operatrice di colloquio all’interno del centro antiviolenza, neo laureata alla Facoltà di Antropologia Culturale ed Etnologia dell’Università degli Studi di Torino, è stata premiata lo scorso 9 maggio a Firenze per il suo lavoro di tesi magistrale sulla questione degli orfani e delle orfane “speciali”, ovvero coloro che divengono tali a seguito di un femminicidio agito per mano del padre biologico.

La denominazione del premio deriva dal lavoro della dottoressa Anna Costanza Baldry, prima ricercatrice italiana che ha dedicato il suo lavoro agli orfani speciali, con l’obiettivo di comprendere le conseguenze e l’impatto sul piano psicologico e sociale per questi minori al fine di fornire un supporto concreto e funzionale nell’elaborazione della morte della madre.

La dottoressa Baldry è morta prematuramente nel 2019 e, in ragione del suo impegno e dedizione al contrasto della violenza di genere, è stata istituita dal CISMAI - Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento e Abuso all'Infanzia una Borsa Premio “Baldry”, per l’assegnazione di borse di studio per lavoro inerenti ai maltrattamenti su minori e in particolar modo a studi relativi agli orfani e alle orfane.

Il lavoro di Linda, intitolato “Quando la collettività dimentica e resta sola la famiglia. Etnografia degli/delle orfani/e speciali”, è risultato vincitore, insieme ad altri tre elaborati.

 

Il lavoro di Linda Scali

Il suo lavoro di ricerca ha voluto esplorare il rapporto tra gli orfani e le orfane e la comunità di appartenenza (intesa sia come società civile che quella istituzionale). Quali strumenti vengono messi in campo per sostenere gli/le orfani/e e caregivers nel processo di guarigione?
Vivono in una condizione di stigmatizzazione o sono reintegrati all’interno della società?
Nel tentativo di rispondere a tali interrogativi ha svolto una prima parte della ricerca sul campo, ovvero, attraverso una permanenza in un territorio segnato da due differenti femminicidi, avvenuti a distanza di dieci anni e dove sono tuttora presenti i/le quattro orfani/e e i loro caregivers: San Felice a Cancello, Caserta.

Attraverso l’analisi delle narrazioni locali relative ai femminicidi è stato possibile far emergere la difficoltà di rielaborazione di un trauma di tale intensità in un contesto dove non è riconosciuta la matrice socioculturale, riversando tale problematica nell’ambito del privato domestico. Le riflessioni e gli interrogativi sorti a seguito della permanenza sul campo sono stati successivamente rivolti all’intero territorio nazionale.

“Sono onorata di questo riconoscimento che giunge al termine di un lavoro di ricerca che mi ha permesso di indagare un aspetto ancora socialmente poco esplorato. - dichiara Linda Scali - È stato estremamente stimolante avere avuto la possibilità di discutere e ragionare su quanto il ruolo della collettività sia fondamentale per potere sostenere e portare fuori dal silenzio e dall’invisibilità l’esistenza di queste soggettività, alle quali è da sempre negato uno spazio di ascolto e di sostegno, così come ai loro caregivers”.

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