La crescita della violenza sulle donne durante il lockdown

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La pandemia Covid ha toccato, profondamente, il mondo nel fisico e nell’anima, stravolto abitudini, alimentato incertezze e messo ulteriormente in crisi l’economia globale.

Il lungo periodo di lockdown che ha costretto la maggior parte della popolazione in casa ha fatto sì che molti scoprissero e riscoprissero determinate regole di convivenza che, a volte, è risultata essere forzata, fino a raggiungere livelli di insofferenza reciproca insopportabili.

È così: l’emergenza Coronavirus a molti ha permesso di recuperare rapporti trascurati, ad altri invece ha portato dolore e sofferenza. Un dato che parla per tutti è quello della violenza domestica, che con il Covid è aumentata di un terzo a livello globale.

Il binomio violenza di genere-emergenza sanitaria Covid è purtroppo una realtà pesante e pressante, che si è triplicata negli ultimi mesi. Anche l’associazione di promozione sociale me.dea ha fotografato i maltrattamenti tra le mura di casa e l’ha fatto partendo dal periodo pre-Covid. Nel 2019, le nuove richieste di aiuto giunte ai Centri di Alessandria e Casale Monferrato (dove sono presenti le sedi me.dea) sono state 193, di cui il 75% si è trasformato in percorsi di sostegno con un’operatrice dedicata.

“Il Centro continua a confermarsi come il punto di riferimento di un target di donne che, finalmente, dopo anni di violenze, riesce ad uscire dal silenzio – spiega dichiara Sarah Sclauzero, presidente di me.dea - . Quasi il 10% di quelle accolte ha dichiarato, infatti, di subire violenza da oltre 20 anni. La fascia che va dai 35 ai 44 anni è quella maggiormente propensa a rivolgersi al Centro ed il 70% che ha preso contatti è di nazionalità italiana. La maggior parte delle donne straniere proviene da paesi Extra Unione europea, seguono le provenienze da Nord Africa e da Paesi appartenenti all’UE".

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