Ex Ilva: riprendono trattative governo - ArcelorMittal

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La decisione del Tribunale del Riesame di Taranto che ha fermato lo spegnimento dell’Altoforno 2 all’ex Ilva ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai tanti lavoratori dello stabilimento pugliese, 3500 dei quali sarebbero entrati in cassa integrazione straordinaria.

Il servizio andato in onda nel nostro TG

Il destino del polo siderurgico, che da sempre vive il conflitto quotidiano tra diritto al lavoro e la tutela di ambiente e salute dei cittadini, non è ancora segnato, anche se la strada verso un esito positivo delle trattative non appare di certo in discesa.

Trattative che ora vedranno nuovamente di fronte il governo italiano e la proprietà franco-indiana di Arcelor Mittal, con le parti obbligate a disegnare un nuovo piano industriale e a trovare soluzioni concrete entro il 31 gennaio.

Anche il ruolo dei sindacati sarà fondamentale. La richiesta primaria è la corresponsione dell’integrazione salariale al 10% per i cassintegrati Ilva in amministrazione straordinaria, al momento saltata per mancanza di coperture all’interno del decreto Milleproroghe.

Difficile inoltre pensare che si possa trovare un accordo che non preveda esuberi tra gli oltre 10.000 dipendenti ex Ilva, di cui 8200 solo a Taranto.

Un conto alla rovescia, da qui alla fine del mese, che non lascia tranquilli nemmeno gli operai degli altri stabilimenti presenti in Italia, tra cui quelli di Genova Cornigliano e Novi Ligure.

Il comune alessandrino, che vede circa 700 lavoratori all’interno dell’impianto siderurgico, è in apprensione anche per il futuro della Pernigotti. Il futuro della storica azienda dolciaria è ancora in bilico dopo che la proprietà turca dei Toksoz aveva presentato al Mise, quasi due mesi fa, un piano industriale debole che non ha convinto né le sigle sindacali né i rappresentati politici del territorio.

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