Commissione antimafia, Grimaldi (LUV): "Contro il ‘socio occulto’ la politica deve tornare in campo"
TORINO - Riceviamo e pubblichiamo da Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi e Uguali Verdi nel Consiglio Regionale del Piemonte.
Il Consiglio Regionale ha votato oggi la delibera che istituisce la Commissione permanente per la promozione della cultura della legalità e il contrasto ai fenomeni mafiosi e l’emendamento, a firma Grimaldi, Sarno e Rossi, che ne amplia le competenze e il perimetro.
La vecchia Commissione speciale evolve dunque in un organo stabile, che avrà il compito di vigilare sui fenomeni della corruzione e dell’infiltrazione della criminalità organizzata nell’attività pubblica, sulle procedure di assegnazione degli appalti pubblici, sulle molteplici connessioni del fenomeno mafioso e sulle sue ricadute economiche e sociali.
Proprio in questi giorni si è cominciato a parlare dell’indagine della Direzione investigativa antimafia sulla bancarotta della Ares, cooperativa a responsabilità limitata «vampirizzata» da alcuni personaggi legati alle cosche della ‘ndrangheta. Gli investigatori hanno seguito le tracce di alcuni assegni, legati al conto corrente di una società improduttiva da un paio d'anni: nessuna dichiarazione dei redditi, nessuna attività, ma un milione di euro in entrata e 400 mila in uscita. Una «scatola vuota» che poteva far comodo a qualcuno. Un paio di settimane fa, infatti, è incominciato il processo a sedici personaggi per bancarotta, con contorno di svariati reati fiscali e fallimentari. L'imputato numero uno è il ragioniere Pasquale Bafunno, ma tra gli imputati c'è anche Luca Domenico Trimboli, nipote di Domenico, all'epoca inserito nell'elenco dei cento latitanti più pericolosi.
“La mafia, proprio qui al Nord, è un ‘socio occulto’ che spesso inquina la politica e la pubblica amministrazione, stravolge il mercato e vampirizza cooperative e imprese grazie a una strategia di aiuti, relazioni e finanziamenti. Sappiamo bene che al Piemonte spetta il triste primato di ospitare il primo comune sciolto per mafia: Bardonecchia nel 1995. Nonostante le molte operazioni giudiziarie che si susseguono per scardinare l’assetto delle organizzazioni mafiose in Piemonte – come Minotauro del 2011 che ha fatto luce sulla presenza ramificata della ‘ndrangheta, o le recenti indagini che mostrano le organizzazioni criminali al centro dei traffici di riciclaggio o delle curve dello stadio –, le mafie sono una piaga che trova sempre il modo di rigenerarsi. Ecco perché auspicavamo da tempo un organo di vigilanza regionale che restituisse a pieno titolo alla politica un ruolo virtuoso di contrasto alla mafia”.