Una dieta sostenibile non solo è possibile, ma necessaria

Una dieta sostenibile non solo è possibile, ma necessaria
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Ci sono 7 miliardi di esseri umani su di un pianeta che offre risorse limitate, con un miliardo che ancora soffre la fame e rischia di morire per carenza di cibo, mentre un altro miliardo fa i conti con l’obesità o il sovrappeso.

Garantire a tutti cibo nutriente nel pieno rispetto dell’ambiente è una delle sfide più grandi per il futuro. L’alimentazione dell’uomo ha un costo, che non è solo quello che si paga alla cassa ma di più vasta scala, che riguarda la natura che ci circonda e le risorse della Terra. Scelte alimentari intelligenti e sostenibilità ambientale dovrebbero andare di pari passo: sono necessari pochi accorgimenti per renderlo possibile. E se è vero che viviamo in un mondo pieno di contraddizioni con 7 miliardi di esseri umani su di un pianeta che offre risorse limitate e un miliardo di persone che ancora soffrono la fame e rischiano di morire per carenza di cibo, un altro miliardo e duecento milioni sono obese o in sovrappeso, assediate da malattie dovute ad un consumo eccessivo. Modificare la nostra dieta è non solo giusto ma necessario, se vogliamo vivere in salute, in un mondo meno inquinato, nel rispetto dell’ambiente, garantendo a tutti un’alimentazione adeguata. Va da sé che l’impatto maggiore lo avranno politiche su larga scala che mirino ad ottimizzare l’utilizzo delle risorse con riduzione degli sprechi.

Per la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e Agricoltura, una dieta che garantisca la massima sostenibilità ambientale deve presentare un ridotto impatto sull’ambiente e deve essere adeguata dal punto di vista nutrizionale, rimanendo nello stesso tempo economicamente sostenibile. L’obiettivo che ci si prefigge è a dir poco ambizioso, considerato che produrre alimenti costa, soprattutto in termini ambientali. Agricoltura ed allevamento comportano la produzione di grandi quantità di gas serra e l’utilizzo di una buona parte delle risorse idriche disponibili. E poi per coltivare occorre avere a disposizione del terreno e questo significa deforestare, con conseguente perdita di biodiversità. Agricoltura e allevamento comportano inquinamento, non solo per la produzione ma anche per il confezionamento, il trasporto e la vendita dei prodotti finiti. Per non parlare del cambiamento climatico che sta modificando le condizioni ambientali e della popolazione che sta crescendo rapidamente (entro il 2050 supererà i 9 miliardi, la maggior parte dei quali in Asia e Africa). E allora ecco alcuni piccoli, grandi suggerimenti per il pianeta, senza stravolgere le proprie abitudini: l’invito globale è di consumare meno, sprecare meno e scegliere alimenti la cui produzione abbia un ridotto impatto ambientale, che non arrivino dall’altra parte del mondo e che seguano la stagionalità. Garantirsi ogni giorno un’adeguata dose di proteine è sempre stato difficile e rappresenta una delle sfide più dure per il futuro. In linea di massima la produzione di proteine di origine animale richiede più risorse rispetto a quelle necessarie per ottenere una analoga quantità di proteine di origine vegetale. Nel mondo occidentale inoltre si è grandi consumatori di carne: gli esperti dicono che sarebbe opportuno ridurre il consumo di prodotti animali e aumentare quello di prodotti vegetali. Questo non significa diventare vegetariani o addirittura vegani ma semplicemente ridurre il consumo di carne sia in quantità, sia in frequenza, aumentando magari lo spazio dedicato al consumo di legumi dall’ottimo profilo nutrizionale come lenticchie e ceci, alternando e variando il più possibile il tipo di alimenti consumati. E tra i prodotti di origine animale ci sono anche latte e latticini, un’ottima fonte di proteine e calcio se mangiati con moderazione. Anche il consumo di pesce ha un rilevante impatto sull’ambiente e molte specie sono a rischio. La situazione è critica per merluzzo, salmone, alcune specie di tonno, platessa, pesce spada. Consumare pesce è importante per la nostra salute, ma le nostre preferenze dovrebbero andare verso specie di piccole dimensioni, in grado di riprodursi rapidamente e attualmente poco sfruttate, come le alici, ad esempio, che alcuni ritengono la proteina perfetta.

Questione di organizzazione e buona volontà anche l’abitudine nel comprare prodotti freschi e non confezionati, con netto risparmio sui materiali e sui processi necessari all’imballaggio e alla vendita. Un ultimo consiglio: va ridotto l’elevatissimo consumo di acque minerali, abitudine tutta italiana, che comporta costi elevatissimi per trasporto, confezionamento e messa in vendita.

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