Trapianto di microbiota intestinale, all'Azienda Ospedaliera di Alessandria effettuati 5 interventi perfettamente riusciti
ALESSANDRIA- Eseguiti i primi con successo dopo il riconoscimento del Centro Nazionale Trapianti
La ricerca sul microbiota intestinale è aumentata rapidamente nel corso degli ultimi diciotto anni soprattutto negli Stati Uniti. Acidi biliari, acidi grassi a catena corta, dieta, batteriofago, intestino-asse cerebrale, screening del donatore di feci sono le parole chiave più utilizzate per la ricerca di articoli scientifici sull'argomento. Ciò implica che potrebbero essere potenziali punti nevralgici per la ricerca futura, meritevole di grande attenzione.
Ad Alessandria, l'Azienda Ospedaliera "Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo" ad oggi è un punto di riferimento nazionale. Il Centro Nazionale Trapianti ha infatti autorizzato l’ospedale al Programma nazionale sul trapianto di Microbiota Intestinale (FMT) umano che consente di eseguire questo trattamento nelle infezioni gravi da ‘Clostridium difficile’ (sono mediante circa una cinquantina di casi all’anno in Piemonte). Quest’anno sono già stati eseguiti cinque trapianti, tutti perfettamente riusciti.
“Il trapianto di microbiota fecale - spiega Andrea Rocchetti responsabile del Cus (Centro unificato
di sequenziamento) e coordinatore della Unit ‘Microbiota’ - è il processo di impianto del microbiota
intestinale tramite tecnica endoscopica da un donatore sano nel tratto gastrointestinale del ricevente
malato. Questo processo, che rende un prodotto di scarto, le feci, in un prodotto curativo, viene
svolto nel laboratorio di Microbiologia utilizzando tecniche di emulsione e filtrazione in una stanza
dedicata alla lavorazione. Il risultato è una sospensione liquida priva della componente inorganica e
che mantiene solo gli organismi vitali. Il microbiota completo ed equilibrato del donatore viene
inviato in Gastroenterologia per essere trapiantato. Tutto il processo deve svolgersi in un tempo
massimo di sei ore. Il trapianto è stato recentemente proposto come opzione terapeutica in casi di
infezione ricorrente da ‘Clostridium difficile’, resistente alla terapia antibiotica nell’adulto, ma nel
futuro le applicazioni potrebbero essere estese ad altre patologie. L’infezione da ‘Clostridium
difficile’ si può manifestare con un quadro di colite grave soprattutto in pazienti anziani e
ospedalizzati, e può portare a complicanze anche molto severe e mortali. Il fenomeno - sottolinea il
Dr. Rocchetti - sembra essere correlato al persistere dello stato di alterazione cronica del microbiota
intestinale». Il trapianto di microbiota intestinale eseguito attraverso la colonscopia «ha dimostrato
un’efficacia di oltre il novanta per cento nel prevenire le recidive di infezione da ‘Clostridium
Difficile’ e di essere una procedura molto sicura e con un numero molto basso di effetti collaterali
rispetto ad altre terapie farmacologiche”.