La foresta condivisa del Po Piemontese: un progetto per contrastare i cambiamenti climatici
Il 1° gennaio 2021, dagli Enti di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino e delle Aree protette del Po torinese nasce l’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, che ha il suo asse portante nel Parco naturale del Po piemontese, corridoio ecologico che si estende da Casalgrasso fino ai confini con la Lombardia, che interessa il territorio di 53 comuni* (in fondo al testo, l’elenco dei Comuni), in 4 province.
Il primo progetto unitario del nuovo Ente-Parco è la realizzazione della "FORESTA CONDIVISA DEL PO PIEMONTESE", che intende riprendere e consolidare gli interventi di riqualificazione ambientale avviati negli ultimi 30 anni lungo la fascia fluviale del Po e nelle aree circostanti, per metterli a sistema e giungere a costituire una "foresta di vicinato" di circa 200 chilometri, con l’ambizioso obiettivo di giungere a 1,5 milioni di alberi e arbusti, uno per ciascun abitante dei Comuni attraversati.
La “Foresta” è stata definita condivisa proprio perché chiunque può contribuire a realizzarla, diventandone partner a partire dalle istituzioni fino al semplice cittadino, dalle aziende agricole, alle imprese private, alle associazioni: al progetto hanno già contribuito diversi soggetti privati, inizialmente per il tramite della società AzzeroCO2, attraverso la quale tanti donatori hanno dato il loro contributo, mentre altri hanno aderito direttamente alla proposta dell’Ente-Parco, come il Rotary International Distretto 2031 e SandenVendo.
Chiunque può diventare protagonista con il proprio apporto, non importa quanto sia grande il contributo: perdare vita a un nuovo albero bastano anche solo 20 euro, che corrispondono a una nuova piccola pianta e ai 10 m2 di terreno che la circondano e che le permetteranno di crescere e di essere curata per garantirne l’attecchimento.
La Foresta condivisa del Po piemontese è una creatura che darà sempre maggiori benefici a tutta la comunità. Dal canto suo l’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese dedicherà ogni attenzione alla sua espansione: con i fondi raccolti non solo metterà a dimora nuove piante, ma le curerà e acquisterà nuovi terreni per farla crescere e favorire così il suo pieno rigoglio.
Tutti i contributi economici saranno raccolti in un apposito fondo che l’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese ha deciso di istituire.
«In questo periodo storico - dichiara il vicepresidente e assessore alle Foreste, Fabio Carosso - in cui è ormai accertato che il riscaldamento globale provoca effetti devastanti e che è necessario intervenire prontamente con azioni puntuali per contrastarequesti effetti, l’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, in accordo con la Regione Piemonte, ha avviato un progetto di messa a dimora di alberi finalizzato all’assorbimento di gas serra principali responsabili dei cambiamenti climatici. La Foresta condivisa del Po piemontese è un progetto che si è avviato da un paio di anni mettendo a sistema interventi realizzati anche molto tempo prima con fondi pubblici e che consiste nella piantumazione di alberi in aree demaniali o di proprietà pubblica e i cui primi risultati sono tangibili: la “ Foresta” - alberi e arbusti, ma anche nuove zone umide e aree verdi attrezzate - ha già ricoperto circa 500 ettari di territorio e costituisce una vera e propria fabbrica produttrice di ossigeno e di assorbimento di gas serra. Obiettivo primario è ora quello di sviluppare il progetto facendolo crescere coinvolgendo altri soggetti».
«LA FORESTA CONDIVISA è un progetto coerente con le finalità del PNRR - dichiara il presidente dell’Ente Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, Roberto Saini - e costituisce un’azione concreta che fornisce risposte reali a un problema che oggi è al centro dell’attenzione a livello globale e planetario: pur essendo coscienti che si tratta di un ambito circoscritto vogliamo dare concretezza a quegli obiettivi che anche la conferenza Cop26 di Glasgow ha posto in agenda per gli anni a venire. La Foresta condivisa del Po piemontese si pone anche l’obiettivo di ricomporre un vasto sistema di aree naturali e seminaturali, non sempre connesse tra loro ma localizzate in luoghi strategici per la fruizione. È quindi anche uno strumento di riqualificazione dell’ambiente del Parco naturale del Po piemontese e delle aree circostanti, che si concretizza in aree verdi periurbane, boschi naturaliformi, piantagioni potenzialmente permanenti di arboricoltura da legno a ciclo medio-lungo, prati stabili e sistemi di praterie con alberi, siepi campestri, boschetti e zone umide di vario genere; un nastro verde-azzurro che si estende per quasi 200 chilometri, interessando i Comuni della fascia del Po da Casalgrasso a Isola Sant’Antonio».
*Alluvioni Piovera, Bassignana, Bosco Marengo, Bozzole, Camino, Capriata d'Orba, Casal Cermelli, Casale Monferrato, Castelnuovo Scrivia, Coniolo, Frassineto Po, Gabiano, Isola Sant'Antonio, Moncestino, Morano sul Po, Pecetto di Valenza, Pontestura, Predosa, Valenza, Valmacca (in provincia di Alessandria); Casalgrasso (in provincia di Cuneo); Baldissero Torinese, Brandizzo, Brusasco, Carignano, Carmagnola, Castagneto Po, Cavagnolo, Chivasso, La Loggia, Lauriano, Lombriasco, Mazzè, Moncalieri, Monteu Da Po, Pino Torinese, Rondissone, San Mauro Torinese, San Sebastiano Da Po, Torino, Torrazza Piemonte, Verolengo, Verrua Savoia, Villareggia, Villastellone (in provincia di Torino); Cigliano, Crescentino, Fontanetto Po, Livorno Ferraris, Palazzolo Vercellese, Saluggia, Tricerro e Trino (in provincia di Vercelli).