Green New Deal: fra le 170 opere prioritarie, 7 sono in Piemonte e Valle d’Aosta

Green New Deal: fra le 170 opere prioritarie, 7 sono in Piemonte e Valle d’Aosta
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Sono 170 le opere pubbliche individuate da Legambiente per fare aprire i cantieri e rilanciare investimenti e occupazione.

Alla faccia delle polemiche sull’ambientalismo “del no”, l’associazione ha realizzato un elenco certosino, suddiviso per Regione e per tipologia di intervento – messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture – di opere grandi, medie o piccole che consentirebbero agli italiani di vivere meglio. I criteri adoperati per la loro selezione sono, infatti, quelli dell’utilità per i cittadini e i territori, del miglioramento della sicurezza sismica, idrogeologica e sanitaria, dell’innovazione nel sistema della mobilità, di un minore consumo delle risorse naturali e di materia, della transizione energetica.

Le 170 opere selezionate da Legambiente sono molto diverse tra di loro per consistenza e per impegno finanziario, ma tutte sono bloccate o procedono a rilento e raccontano un’Italia fatta di inadempienze, rimpalli e contenziosi, cattiva progettazione, piani finanziari incerti, progetti troppo ambiziosi di project financing, lievitazioni dei costi, perdita di finanziamenti da parte della pubblica amministrazione locale, commissari straordinari nominati e revocati. Per le opere di cui è stato possibile avere il dato economico, gli investimenti già stanziati che aspettano di essere ben spesi sono pari a 15.871 milioni di euro mentre gli investimenti che aspettano di essere finanziati sono pari a 14.190 milioni di euro.

“Anche sul nostro territorio abbiamo opere non completate o, peggio, non ancora iniziate che potrebbero rappresentare una svolta nella qualità della vita dei cittadini – afferma Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta –. In giorni in cui l’attualità ci porta a parlare di processo Eternit il pensiero corre facilmente alle mancate bonifiche nei Comuni del Casalese: se nel SIN (Sito di Interesse Nazionale) del Comune di Casale Monferrato molto è stato fatto, molti interventi di bonifica delle coperture in cemento-amianto e del cosiddetto polverino (prodotto di scarto del ciclo produttivo delle tubature in cemento-amianto, utilizzato come isolante per sottotetti, per la ricopertura di cortili e, più in generale, come materiale di riempimento) previsti sono ancora da avviare nei restanti 47 Comuni inseriti nel perimetro SIN. E in piena emergenza smog, con appelli costanti a ‘soluzioni strutturali’, non possiamo che pensare alla metropolitana di Torino, la cui linea 1 a 14 anni dalla sua inaugurazione è ancora da completare e la linea 2 ancora da iniziare”.

L’elenco delle opere piemontesi prioritarie continua con interventi sui trasporti regionali e interregionali, partendo dall’elettrificazione della linea Aosta-Ivrea per arrivare alla riapertura in tempi certi delle 14 linee ferroviarie soppresse che deve diventare la priorità della Regione Piemonte. In totale si tratta di oltre 480 km di linee in un bacino che conta quasi un decimo della popolazione regionale. Parimenti, il Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino potrebbe essere ulteriormente funzionale se venissero completate le stazioni ferroviarie sotterranee di Dora e Zapata. La prima in zona Nord e l'altra in Crocetta sono state consegnate al “grezzo” da diversi anni ma, nonostante i relativi progetti esecutivi siano pronti, devono essere ancora rese operative.

Infine c’è il capitolo della la messa in sicurezza dei Rifiuti radioattivi sparsi in siti a rischio. Oltre tre milioni di miliardi di Becquerel di rifiuti radioattivi sono oggi presenti in Italia, e per i tre quarti sono collocati in Piemonte, in sei diversi siti: Centrale di Trino Vercellese (VC), Impianto EUREX Saluggia (VC), Deposito Avogadro Saluggia (VC), Deposito LivaNova Saluggia (VC), Campoverde Tortona (AL), Ex Fabbricazioni Nucleari Bosco Marengo (AL).
Questi siti, a causa della loro collocazione, sono assolutamente inidonei ad ospitare depositi di rifiuti radioattivi, e in particolare i siti di Saluggia, in provincia di Vercelli, costituiscono la situazione più assurda, dato che si trovano ad ospitare i rifiuti a più alta radioattività, nonostante siano a rischio di alluvione per la vicinanza con la Dora Baltea e siano collocati poco a monte del punto di prelievo dei pozzi dell’Acquedotto del Monferrato, il più esteso del Piemonte.

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